Cappella in memoria dell’eccidio del 18 giugno 1944

Furono dodici le vittime della rappresaglia nazi-fascista avvenuta il 18 giugno 1944 in seguito al ferimento di un soldato tedesco in perlustrazione.

Tra le vittime i primi nove erano contadini del luogo, due erano sbandati campani e l’ultimo era un partigiano.

In quei giorni un reparto di artiglieria tedesco in ritirata si era stabilito nella vicina villa Vinci, e proprio il 17 giugno un’azione partigiana era riuscita a catturare due soldati nazisti e sabotare una mina sul ponte poco più a nord, ritardando il brillamento di un deposito di munizioni.

La mattina del giorno successivo avvenne l’episodio che scatenò l’efferato rastrellamento: a metà pomeriggio i catturati, dopo essere stati picchiati e seviziati lungo il tragitto, vennero fucilati in due differenti località, sei lungo un fosso a monte della strada e altri sei lungo la scarpata della ferrovia.

Un tredicesimo riuscì miracolosamente a fuggire durante il trasferimento e rimase a lungo nascosto.

Il 19 giugno, giorno appena successivo alla strage, avvenne la definitiva smobilitazione delle truppe occupanti in fuga verso nord.

A ricordo del tragico episodio, subito dopo il termine del conflitto è stata posta una lapide sulla facciata del palazzo comunale ed è stata eretta una cappella lungo la strada statale equidistante tra i due luoghi di fucilazione (dove successivamente sono stati posti un cippo ed un monumento in bronzo), mentre nei decenni successivi è nato il gemellaggio con la cittadina bavarese di Markt Pfaffenhausen.