Borgo Crocefisso (e aranceto)

Suggestiva contrada precedentemente denominata “Giardino”, con orto di agrumi e chiesetta dedicata a San Nicola da Tolentino, poi “del Crocefisso”, fu eretta dalla famiglia Marezi ad inizio ‘700.

Gli orti, deputati alla coltivazione di aranci e limoni e chiamati anche ciardi, ossia appunto giardini, erano solitamente chiusi da alte mura per essere protetti dai venti, e ornati da archi (finalizzati a un’ulteriore protezione delle piante più giovani durante l’inverno) che li rendevano simili a veri e propri chiostri.

Le aranciere erano molto diffuse lungo la costa così come nell’immediato entroterra delle Marche meridionali, e sorgevano solitamente a ridosso di ville gentilizie (spesso deputate all’ozio estivo) nei pressi dei piccoli borghi sin dal XV secolo, grazie ad un microclima che permetteva la coltivazione di vere e proprie varietà autoctone: note sin dall’epoca romana (come testimoniano affreschi, mosaici e pitture varie), furono in seguito i Saraceni a diffonderne utilizzo e conoscenza.

Nella fascia più alta delle mura sono ancora oggi ben visibili le “colombaie”, buche deputate alla nidificazione dei colombi, le cui carni erano molto pregiate tra il XVI e il XVIII secolo, ed il cui letame era caldamente consigliato dagli agronomi dell’epoca tanto da essere importato dalla costa dalmata.

Beneficiando del sistema d’irrigazione per gli agrumi, molto diffusa era la coltivazione tra gli questi di alcuni legumi e ortaggi, ed è inoltre testimoniato l’abbinamento ad altri alberi da frutto ed erbe officinali, mentre si vietava espressamente agli affittuari l’utilizzo dello stesso suolo per seminare lino o cereali.